Nella ricorrenza del nostro 40° di fondazione come non ricordare da dove veniamo, quegli eventi scaturigine della vena di grazia che ci ha travolti dolcemente e potentemente; come non riandare con il pensiero e con il cuore alla “nostra Pentecoste” del 1976 a Camaldoli! Evento che ci ha segnati per sempre creando una novità di vita e dando origine ai gruppi Ancilla Domini. Ecco come padre Pancrazio spiegava in che cosa consiste l’effusione dello Spirito Santo ai nostri gruppi.
«L’effusione dello Spirito Santo è un itinerario personale di conversione e di rinnovamento spirituale… [Chi chiede l’effusione dello Spirito] rinuncia a quel volontarismo pericoloso che guida molti cristiani e si affida, per la sua santificazione, all’azione dello Spirito Santo senza tuttavia cadere nel quietismo, ben sapendo che la fede nella potenza dello Spirito non sopprime affatto la necessità dell’ascesi, ma semmai la colloca al suo posto, che viene subito dopo. Può affermare allora in tutta verità come l’apostolo: «Per grazia di Dio sono quello che sono». In tal modo egli diviene veramente “una lode della sua grazia”.
L’ “effusione dello Spirito” comporta anche un impegno da parte della comunità. Tutti i membri del gruppo, infatti, pregano Dio perché ascolti la domanda del fratello o della sorella, forti della loro fede nelle parole di Gesù: «In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualche cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà, perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro». […]
Nell’effusione c’è una parte segreta, misteriosa di Dio ed è il suo modo di farsi presente, di agire, che è diverso per ognuno perché lui solo ci conosce nell’intimo e può agire valorizzando la nostra inconfondibile personalità; e c’è una parte palese, della comunità, che è uguale per tutti e che costituisce una specie di segno, con una certa analogia rispetto a quello che sono i segni nei sacramenti. La parte visibile o della comunità consiste soprattutto in tre cose: amore fraterno, imposizione delle mani e preghiera. […] l’imposizione delle mani ha un carattere soltanto invocatorio. […] (Tertulliano dice:) «La carne è adombrata dall’imposizione delle mani perché l’anima sia illuminata dallo Spirito». […] L’amore fraterno si esprime nella preghiera…. È segno e veicolo dello Spirito Santo; lo Spirito Santo, che è l’Amore, trova nell’amore fraterno il suo ambiente naturale, il suo segno per eccellenza… non si esagera mai abbastanza l’importanza di un clima di vero amore intorno al fratello che deve ricevere l’effusione. […]»
Voglio concludere con le parole dell’apostolo Paolo, come un augurio a tutta la fraternità, a partire da ciascuno di noi, fratello e sorella: «Ricordati di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore, di saggezza» (2Tm 1:6-7). Alleluia!
sor. Maria Pia